Gestione del rischio clinico: dalla teoria alla pratica in ospedale

La sanità moderna è sempre più complessa: nuove tecnologie, protocolli clinici, aspettative crescenti dei pazienti e risorse limitate rendono il lavoro negli ospedali una sfida continua. In questo contesto, la gestione del rischio clinico è diventata un pilastro fondamentale per garantire sicurezza, qualità delle cure e sostenibilità economica.

Non si tratta solo di ridurre errori e prevenire eventi avversi, ma di sviluppare una cultura della sicurezza che coinvolga tutti gli attori del sistema sanitario: medici, infermieri, tecnici, manager, pazienti e fornitori di dispositivi medici.


Cos’è il rischio clinico?

Secondo la definizione dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), il rischio clinico è “la probabilità che un paziente subisca un danno imputabile, anche se non intenzionalmente, alle cure sanitarie ricevute”.

Eventi avversi più frequenti

  • Errori terapeutici (dosaggi errati, farmaco sbagliato).

  • Errori diagnostici (ritardi o diagnosi mancate).

  • Infezioni correlate all’assistenza (ICA): responsabili di circa il 7% dei ricoveri ospedalieri in Europa (fonte ECDC).

  • Errori chirurgici: interventi sul sito sbagliato, complicanze evitabili.

  • Cadute dei pazienti durante la degenza.

L’Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali (AGENAS) stima che in Italia gli eventi avversi riguardino 3–5% dei ricoveri ospedalieri.


Quadro normativo

A livello internazionale

  • OMS – World Alliance for Patient Safety (2004): ha posto la sicurezza del paziente come priorità globale.

  • Joint Commission International (JCI): sviluppa standard di accreditamento e monitoraggio della sicurezza ospedaliera.

A livello europeo

  • Direttiva UE 2011/24 sull’assistenza sanitaria transfrontaliera: obbliga gli Stati membri a garantire standard di qualità e sicurezza.

In Italia

  • Legge Gelli-Bianco (Legge 24/2017): ha introdotto il concetto di responsabilità professionale e sicurezza delle cure come parte integrante del diritto alla salute.

  • Piano Nazionale per la Sicurezza del Paziente (PNSP 2020–2022): individua obiettivi strategici per la gestione del rischio clinico, come la promozione della cultura della sicurezza e l’uso di sistemi di segnalazione degli eventi avversi.


Principi della gestione del rischio clinico

1. Identificazione

Riconoscere e mappare i rischi potenziali: infezioni, errori terapeutici, malfunzionamenti tecnologici.

2. Analisi

Valutare la probabilità che il rischio si verifichi e la gravità delle conseguenze.

3. Prevenzione

Adottare misure organizzative, tecnologiche e formative per ridurre l’incidenza dei rischi.

4. Monitoraggio

Controllare nel tempo l’efficacia delle misure adottate.

5. Apprendimento dagli errori

Creare un sistema in cui la segnalazione degli eventi avversi non sia punitiva, ma occasione di miglioramento.


Dalla teoria alla pratica: come applicare la gestione del rischio in ospedale

1. Creazione di un Comitato di Risk Management

Ogni ospedale dovrebbe avere un comitato multidisciplinare composto da:

  • medici,

  • infermieri,

  • farmacisti,

  • ingegneri clinici,

  • legali,

  • rappresentanti dei pazienti.

Questo comitato analizza i dati, valuta i rischi e propone strategie di mitigazione.


2. Segnalazione e analisi degli eventi avversi

Un sistema efficace deve includere:

  • Incident reporting: raccolta anonima delle segnalazioni.

  • Root Cause Analysis (RCA): analisi approfondita delle cause di un evento avverso.

  • Failure Mode and Effect Analysis (FMEA): tecnica preventiva che individua i punti deboli dei processi.

👉 Esempio reale: il NHS inglese ha introdotto il “National Reporting and Learning System”, che ha permesso di ridurre gli errori di somministrazione farmaci del 15% in 5 anni.


3. Formazione continua del personale

La formazione è uno degli strumenti più potenti.

  • Corsi di aggiornamento su sicurezza e protocolli.

  • Simulazioni cliniche ad alta fedeltà.

  • Addestramento all’uso corretto dei dispositivi medici.

👉 Uno studio italiano pubblicato su BMJ Open Quality (2021) ha dimostrato che programmi di simulazione medica riducono del 40% gli errori in situazioni di emergenza.


4. Ruolo dei dispositivi medici

I dispositivi medici sono parte integrante della sicurezza del paziente.

  • Dispositivi di infusione intelligenti: riducono errori di dosaggio.

  • Sistemi needle-free: eliminano il rischio di punture accidentali.

  • Dosimetri elettronici in radiologia: monitorano in tempo reale l’esposizione a radiazioni ionizzanti.

  • Software di supporto decisionale: integrati nelle cartelle cliniche elettroniche.


5. Coinvolgimento dei pazienti

La sicurezza non è solo responsabilità del personale, ma anche dei pazienti.

  • Fornire informazioni chiare sulle terapie.

  • Coinvolgerli nei processi decisionali.

  • Incentivare la segnalazione di eventuali disfunzioni.

👉 Uno studio dell’AHRQ (Agency for Healthcare Research and Quality) mostra che i pazienti coinvolti attivamente riducono del 30% la probabilità di eventi avversi.


Tecnologie innovative a supporto del risk management

Intelligenza artificiale

  • Algoritmi che prevedono il rischio di cadute o complicanze post-operatorie.

  • Analisi predittive basate su big data clinici.

Digitalizzazione e telemedicina

  • Monitoraggio remoto per ridurre ricoveri evitabili.

  • Cartelle cliniche elettroniche integrate per ridurre errori di comunicazione.

Sistemi di tracciabilità

  • UDI (Unique Device Identification) obbligatorio per i dispositivi medici secondo MDR 2017/745.

  • Garantisce maggiore sicurezza e riduce i rischi di utilizzo di dispositivi non conformi.


Case study: applicazioni pratiche

Caso 1 – Riduzione delle infezioni ospedaliere

Un ospedale lombardo ha introdotto un programma di controllo delle ICA basato su:

  • check-list pre-operatorie,

  • igiene delle mani monitorata con sensori,

  • uso di cateteri monouso con rivestimento antibatterico.
    Risultato: riduzione del 35% delle infezioni urinarie correlate a catetere in 2 anni.

Caso 2 – Sicurezza in radiologia interventistica

Un centro di cardiologia ha adottato dosimetri elettronici personali per tutti gli operatori.
Risultato: riduzione del 25% della dose media assorbita grazie a una migliore consapevolezza dell’esposizione.

Caso 3 – Errori farmaceutici

L’introduzione di pompe di infusione intelligenti con software di allarme ha ridotto gli errori di somministrazione del 45% in un ospedale toscano.


Cultura della sicurezza: la sfida più grande

Non basta introdurre protocolli e tecnologie. Senza una cultura della sicurezza condivisa, i sistemi rischiano di restare inefficaci.

Una cultura della sicurezza significa:

  • accettare che gli errori esistono e vanno analizzati, non nascosti;

  • incentivare la segnalazione senza paura di punizioni;

  • responsabilizzare ogni professionista nel suo ruolo quotidiano.

👉 Secondo l’European Society for Quality in Healthcare, le organizzazioni sanitarie con cultura della sicurezza sviluppata hanno tassi di mortalità ospedaliera inferiori del 15% rispetto alla media.


La gestione del rischio clinico è un processo complesso ma imprescindibile. Passare dalla teoria alla pratica significa:

  • strutturare sistemi di segnalazione e analisi efficaci,

  • formare continuamente il personale,

  • introdurre dispositivi e tecnologie innovative,

  • coinvolgere pazienti e caregiver,

  • sviluppare una vera cultura della sicurezza.

Gli ospedali che riescono a integrare questi elementi non solo riducono gli eventi avversi, ma migliorano la fiducia dei pazienti, ottimizzano i costi e si posizionano come strutture di eccellenza.

La sicurezza non è un optional: è la base di una sanità moderna, etica e sostenibile.