Negli ultimi decenni i dispositivi medici monouso sono diventati parte integrante della pratica clinica quotidiana. Siringhe, guanti, aghi, cateteri, mascherine e numerosi altri articoli monouso hanno migliorato la sicurezza dei pazienti e degli operatori sanitari, riducendo drasticamente il rischio di infezioni crociate e semplificando la gestione clinica.
Tuttavia, questo progresso ha un prezzo. Secondo dati dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), oltre il 70% dei rifiuti sanitari globali è costituito da materiali monouso. L’impatto ambientale e i costi di smaltimento stanno diventando una sfida prioritaria per ospedali e sistemi sanitari.
L’obiettivo oggi non è rinunciare ai monouso, indispensabili in molte procedure, ma trovare strategie per ridurne i costi economici e ambientali, senza compromettere la sicurezza del paziente.
L’evoluzione dei dispositivi monouso in sanità
Un po’ di storia
Prima degli anni ‘60, la maggior parte degli strumenti medici veniva sterilizzata e riutilizzata. Con l’avvento delle materie plastiche sterili e a basso costo, si è diffuso l’uso dei monouso: più sicuri, pratici ed economici in termini di gestione immediata.
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Anni ‘70-‘80: massiccia diffusione delle siringhe monouso, che hanno contribuito a ridurre la trasmissione di HIV ed epatite nei contesti sanitari.
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Anni ‘90: aumento dei dispositivi monouso nei blocchi operatori (camici, teli, set chirurgici).
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Anni 2000–oggi: utilizzo generalizzato anche per dispositivi complessi, come cateteri e kit infusioni.
Vantaggi dei monouso
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Sicurezza: riducono le infezioni nosocomiali.
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Praticità: non richiedono sterilizzazione interna.
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Tempi ridotti: supportano flussi di lavoro più rapidi.
L’impatto ambientale dei monouso
Rifiuti ospedalieri
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Secondo l’European Environmental Agency, in Europa ogni anno gli ospedali producono circa 2,5 milioni di tonnellate di rifiuti sanitari, di cui almeno il 30% è materiale plastico monouso.
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In Italia, l’ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale) stima oltre 500.000 tonnellate di rifiuti sanitari l’anno, con costi di smaltimento che possono arrivare a 1–2 euro al kg.
Tipologie di impatto
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Ambientale: incenerimento e discariche generano emissioni di CO₂ e microplastiche.
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Economico: lo smaltimento dei rifiuti speciali incide in modo rilevante sui bilanci ospedalieri.
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Etico-sociale: la pandemia di COVID-19 ha mostrato l’enorme vulnerabilità del pianeta all’accumulo di dispositivi monouso (mascherine, guanti, camici), milioni dei quali sono finiti in mare e nell’ambiente.
Normative e linee guida
Unione Europea
Il tema è centrale nelle politiche europee:
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Direttiva 2008/98/CE sui rifiuti → introduce la gerarchia nella gestione dei rifiuti: prevenzione, riutilizzo, riciclo, smaltimento.
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Regolamento MDR 2017/745 → non riguarda direttamente lo smaltimento, ma impone ai fabbricanti di considerare aspetti di sicurezza, qualità e tracciabilità.
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Green Deal Europeo e Circular Economy Action Plan (2020) → incoraggiano sistemi sanitari sostenibili e riduzione della plastica monouso.
Italia
Il D.Lgs. 152/2006 disciplina la gestione dei rifiuti, mentre il D.Lgs. 101/2020 include la radioprotezione e i rifiuti speciali.
Le Regioni hanno competenza nell’organizzazione dello smaltimento dei rifiuti sanitari, con linee guida specifiche per incenerimento e sterilizzazione.
Strategie per ridurre costi e impatto ambientale
1. Razionalizzazione dei consumi
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Evitare sprechi (uso eccessivo di guanti o mascherine dove non necessario).
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Formazione del personale per un utilizzo consapevole.
👉 Secondo uno studio dell’NHS inglese, un corretto programma di razionalizzazione ha ridotto del 15% il consumo di guanti monouso senza impatto sulla sicurezza.
2. Scelta di materiali innovativi
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Bioplastiche compostabili → ancora in fase sperimentale, ma promettenti per dispositivi a basso rischio.
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Materiali riciclabili con filiere dedicate.
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Riduzione della plastica vergine sostituendola con polimeri rigenerati.
👉 Alcune aziende hanno già introdotto set chirurgici con componenti parzialmente riciclabili, riducendo del 20% il peso dei rifiuti.
3. Riciclo e recupero
Non tutti i monouso devono finire in inceneritore. Alcuni materiali (imballaggi, contenitori) possono essere differenziati e avviati al riciclo, se non contaminati.
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Programmi di riciclo ospedaliero (es. Australia e Canada) hanno dimostrato che è possibile recuperare fino al 30% della plastica ospedaliera.
4. Sistemi di smaltimento più efficienti
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Sterilizzazione a vapore e triturazione: riduce il volume e la pericolosità dei rifiuti prima dello smaltimento.
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Tecnologie a plasma: in fase di sperimentazione per ridurre emissioni e produrre sottoprodotti riutilizzabili.
5. Dispositivi riutilizzabili in combinazione con monouso
In alcune situazioni, un ritorno ragionato ai dispositivi riutilizzabili può ridurre costi e impatti:
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Strumenti chirurgici in acciaio sterilizzabili.
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Contenitori per campioni riutilizzabili dove non vi sia rischio infettivo.
👉 L’American Journal of Infection Control sottolinea che combinare riutilizzabili e monouso può abbattere del 25% i costi di smaltimento senza compromettere la sicurezza.
6. Innovazione tecnologica nei dispositivi
Le aziende biomedicali stanno introducendo soluzioni che ottimizzano il ciclo di vita dei dispositivi:
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Separatori automatici di aghi (es. ANDY) → riducono i rischi per gli operatori e permettono uno smaltimento differenziato tra plastica e rifiuti infettivi.
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Pompe elastomeriche → prive di batterie, riducono rifiuti elettronici.
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Dispositivi needle-free → riducono sia il rischio biologico che i rifiuti da aghi.
Case study internazionali
NHS (Regno Unito)
Il sistema sanitario inglese ha avviato il programma “Net Zero NHS” per ridurre del 80% le emissioni entro il 2040.
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Razionalizzazione dei consumi di guanti → -15% in due anni.
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Riciclo degli imballaggi plastici → 1.000 tonnellate risparmiate l’anno.
Ospedali in Scandinavia
In Svezia e Danimarca sono stati avviati progetti pilota di economia circolare: i set monouso chirurgici vengono smontati, sterilizzati e alcune componenti riciclate, con un risparmio del 18% sui costi di smaltimento.
Benefici attesi
Per gli ospedali
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Riduzione dei costi di smaltimento (mediamente 1–2 €/kg).
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Ottimizzazione della logistica interna.
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Miglior immagine green della struttura.
Per l’ambiente
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Minori emissioni di CO₂.
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Riduzione della plastica dispersa.
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Maggiore sostenibilità del sistema sanitario.
Per gli operatori sanitari
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Ambienti di lavoro più sicuri e meno esposti a rifiuti pericolosi.
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Maggiore consapevolezza dell’impatto delle proprie azioni.
I dispositivi medici monouso restano fondamentali per la sicurezza dei pazienti e degli operatori, ma il loro impatto ambientale ed economico non può più essere ignorato.
La sfida è trovare un equilibrio tra sicurezza e sostenibilità, puntando su:
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razionalizzazione dei consumi,
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materiali innovativi,
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riciclo e recupero,
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tecnologie di smaltimento avanzate,
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dispositivi riutilizzabili combinati,
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innovazione tecnologica nelle soluzioni monouso.
Solo così sarà possibile garantire un sistema sanitario efficiente, sicuro e sostenibile, in linea con gli obiettivi del Green Deal europeo e con la crescente attenzione dei cittadini verso l’ambiente.